Appartenente alla famiglia delle Asteracee, il carciofo vanta addirittura una mitica nomea: Zeus, rifiutato dalla ninfa Cynara, della quale si era innamorato, l'avrebbe poi trasformata in questo ortaggio dalla rigida corazza, ma dal cuore tenero. Pianta erbacea coltivata sin dall’antichità e diffusa nell’area mediterranea, si contraddistingue infatti per un'infiorescenza verde posizionata alla sommità del gambo, con foglie coriacee che racchiudono un nucleo più morbido. Il carciofo bio che trovi in assortimento nel nostro reparto ortofrutta proviene dal nostro ecosistema agricolo Le Terre di Ecor.
Originario del Medio Oriente, il carciofo - nella sua variante selvatica - era già noto a Greci e Romani, come attesta Plinio Il Vecchio, sia per il suo impiego in cucina ma anche in erboristeria e fitoterapia; in seguito, se ne sarebbe affermata la coltivazione. Stando all'etimo del suo nome, derivante dall'arabo kharshuf, furono gli arabi che dalla Sicilia lo portarono in Spagna aprendo così la rotta di questo ortaggio verso il Nuovo Mondo, dove arrivò grazie ai conquistatori, trovando in California un terreno particolarmente fertile per la sua coltivazione.
Il carciofo arriva nell'ultima parte dell'inverno, in particolare tra il mese di febbraio e quello di marzo, quando si inizia a intravedere in lontananza l'inizio della primavera. In realtà, ne esistono anche varietà autunnali che si tende a considerare come "precoci", contrapposte alle primaverili, indicate come "tardive". Lo si potrebbe definire un ortaggio tipico delle stagioni intermedie, che cresce al meglio su terreni fertili con clima mite, mentre influiscono sulla sua coltivazione sia le temperature molto rigide che quelle troppo elevate.
Quando parliamo di varietà dobbiamo innanzitutto distinguere tra il carciofo selvatico, il cosiddetto "cardo", irto di spine, che cresce spontaneo, e il carciofo coltivato. Anche tra le specie coltivate, possiamo individuare varietà munite di spine, come lo spinoso sardo, ma anche varietà senza spine, come il carciofo romanesco. Anche il colore delle cime designa differenti tipologie di carciofo: ha una chioma verde il carciofo verde di Palermo, mentre virano al viola le foglie del caratteristico violetto di Sicilia.
Una volta acquistato, se non s’intende mangiarlo subito, lo si può conservare intero, fuori dal frigorifero, con il gambo immerso nell’acqua, come si farebbe con un bel fiore reciso, oppure già pulito e tagliato in frigorifero. Prima dell’utilizzo, richiede infatti un’accurata operazione di pulitura che prevede l’eliminazione della parte più dura del gambo e delle foglie che possono comunque essere utilizzate per la preparazione di decotti oppure lessate per zuppe e risotti. Una volta pulito e tagliato, è bene immergere il carciofo in acqua e limone per evitare che annerisca.